Tensione ai confini

Un impegno europeo per i migranti

Da grande impero qual è stato, l’Austria si è ridotto ad un piccolo paese di 8 milioni di abitanti circa, con una superficie di poco più di 83 mila km quadrati. Si capisce che veda con orrore torme di immigrati alle frontiere, ma fino ad un certo punto. Per arrivare a minacciare l’Italia e la Germania di ritorsioni per questo popolo di disperati, vuole dire che a Vienna stanno perdendo la testa. Mettiamo anche che si erigano muri e barriere per sigillare le frontiere dei piccoli stati europei. Il modello proposto sarebbe degno del racconto di Edgar Allan Poe, “la morte rossa”, il principe Prospero barricato nel suo castello per sfuggire alla peste che affligge il popolo. Se non si debella il male, lo Stato austriaco e poi gli altri faranno la stessa fine del principe Prospero, contagiato a sua volta. Qui non siamo più di fronte al lassismo di leggi come quelle di sanatorie degli anni 90 del secolo scorso che consentivano a generazioni di vu cumpra di aggirarsi per l’Europa. Ora parliamo di centinaia di migliaia di disperati che fuggono da un’area dove solo la Siria è il doppio dell’Austria. l’Iraq più del triplo. E non parliamo della Libia e degli altri paesi del Nord Africa che potrebbero esplodere da un momento all’altro o che stanno esplodendo. Non è il momento della fuga isterica dalle responsabilità, perché non servirebbe a niente. E’ normale che si rivolgano all’Europa, visto che è l’Europa ad aver disegnato più della metà degli stati che esplodono. Bisogna piuttosto chiedersi cosa si vuole fare del nostro destino europei, quale ruolo assumere in questo contesto internazionale. Se pensiamo di barricarci, siamo spacciati, perché comunque i profughi saranno più forti e determinati delle nostre difese. Vogliamo a prenderli a cannonate? Loro ci sono abituati mentre noi non saremo mai abbastanza feroci rispetto alle guerre da cui scappano. Se vogliamo davvero mettere in sicurezza l’Europa dobbiamo preparare un piano operativo per stabilizzare tutto il medio oriente ed impegnarci a realizzarlo. Non possiamo rovesciare Gheddafi e poi lasciare alla natura fare il suo corso perché si è visto qual è la natura. Serviranno uomini e forze in Libia e ovunque venga richiesto promettendo per lo meno un’accoglienza temporanea a chi si presenta ai nostri confini. Bisogna anche preoccuparsi di distribuire all’interno dei vari paesi della comunità i richiedenti asilo. Forse potremmo persino avere bisogno dell’aiuto della Russia. In ogni caso serve una qualche fantasia per trovare le soluzioni che mancano, la giusta determinazione per concretizzarle ed anche un minimo di misericordia e generosità. Altrimenti oltre ad essere travolti sicuramente appariremo pure miserevoli nei mezzi e nella morale.

Roma, 14 aprile 2016